Migration Bulletin #5: Ancora trattenimenti illegittimi. L’importanza di garantire il vaccino a rifugiati, richiedenti asilo e sans papiers. Tentato suicidio a Lesbo.

Oiza Q. Obasuyi
7 min readFeb 27, 2021

--

Protesta contro i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) a Milano, 2018, via Il Fatto Quotidiano

Ancora trattenimenti illegittimi*

L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) riporta che le associazioni A Buon Diritto ONLUS e la Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (CILD) hanno inviato due comunicazioni al Comitato del Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa “per segnalare alcune prassi lesive dei diritti che continuano ad essere poste in essere all’interno degli hotspot italiani”. Scrive l’ASGI:

Tali comunicazioni sono state inviate in occasione della revisione che il Comitato farà a marzo per verificare se l’Italia ha rispettato quanto richiesto dalla Corte europea dei diritti umani (CEDU), che nel dicembre 2016 aveva condannato il nostro paese per la detenzione arbitraria di cittadini stranieri nel Centro di soccorso e prima accoglienza (Cspa) di Contrada Imbriacola a Lampedusa e a bordo delle navi Vincent e Audacia e per l’assenza di mezzi di ricorso effettivo contro tale trattenimento e le sue condizioni.

Difatti, nella sentenza del 2016 emanata dalla CEDU sul caso Khlaifia e altri c. Italia, tra le violazioni commesse dall’Italia viene sottolineata, in particolare, quella dell’art. 5 della CEDU (“Ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza. Nessuno può essere privato della libertà, salvo che nei casi seguenti e nei modi prescritti dalla legge”[…]), poiché si trattava di una detenzione arbitraria, in assenza di reato. Tuttavia, nonostante la sentenza della CEDU, le detenzioni arbitrarie nei confronti dei migranti continuano a essere una prassi comune in tutta Italia: si tratta di luoghi in cui l’individuo viene privato della propria libertà personale. Riporta l’ASGI:

Tale detenzione avviene ancora senza una chiara base legale, senza un atto scritto adottato dall’autorità competente e convalidato da un giudice, in assenza di un termine massimo di detenzione e senza fornire adeguata informativa sui motivi della detenzione, in aperta e grave violazione dell’art. 13 della Costituzione e delle garanzie previste dall’art. 5 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo. La detenzione informale viene applicata in maniera sistematica durante le procedure di identificazione al fine di classificare i cittadini stranieri in richiedenti protezione internazionale e non richiedenti protezione internazionale. In alcune circostanze, e sistematicamente nell’hotspot di Lampedusa, la detenzione informale è applicata anche nelle fasi successive prima del trasferimento in altri luoghi destinati all’accoglienza o alla detenzione amministrativa.

E parlando proprio della detenzione amministrativa — e arbitraria — , bisogna menzionare i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), ovvero centri di detenzione dove vengono portate le persone sans-papier (senza documenti) non comunitarie e/o che solitamente sono in attesa di espulsione. Non solo in questi centri non viene garantita la protezione dei diritti umani di base (come il diritto alla libertà personale, art. 5 CEDU), ma vengono puntualmente denunciati sia episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine che le condizioni sanitarie estremamente precarie. Il gruppo Mai più Lager — No ai CPR esegue un lavoro di aggiornamento costante sulle condizioni dei CPR, in particolare sulle condizioni del CPR di Milano. Nell’ultimo aggiornamento si parla, ad esempio, del continuo deterioramento di un’assistenza sanitaria praticamente inesistente, scrive il gruppo in un post pubblicato il 26 febbraio 2021:

Ci sono stati almeno 3 casi di Covid, a seguito dei quali, c’è stato l’illegittimo blocco dei colloqui coi difensori di tutti i trattenuti, anche per due settimane, durante le quali c’erano tra loro 8 minori. Non risulta mai essere stata fatta alcuna sanificazione. Spesso le forze dell’ordine non indossano le mascherine.

*Per approfondire la condizione degli hotspot e dei CPR, si consiglia la lettura di questo articolo di Sistema Penale dal titoloMigranti e detenzione amministrativa in tempo di Covid-19: i bollettini del garante dei detenuti pubblicati durante l’epidemia” (del 23 giugno 2020).

L’importanza di garantire il vaccino a rifugiati, richiedenti asilo e sans papier

Persone rifugiate e richiedenti asilo sono assenti dal dibattito sulle categorie più vulnerabili con accesso prioritario al vaccino.

Mappa sui Paesi europei che includono (o escludono) in modo esplicito migranti sans papier nel piano vaccinale via PICUM

L’Italia rientra nei Paesi che hanno affermato di voler garantire l’accesso ai vaccini a migranti e richiedenti asilo, tuttavia ci sono circa 500mila persone — tra cui senza fissa dimora italiani e “stranieri accolti in strutture collettive, senza documenti o permesso di soggiorno, i cittadini comunitari in condizione di irregolarità, gli apolidi, una parte della popolazione Rom e Sinti”.

Immagini via Sole 24 Ore, “Vaccini anti Covid a rischio per 500mila “invisibili”

Come spiega Marco Paggi dell’ASGI, il diritto al vaccino per tutti e tutte c’è, il problema è la burocrazia non priva di numerosi ostacoli, specialmente per chi fa parte di queste categorie. Sempre l’ASGI afferma che tra le categorie più vulnerabili, vi sono anche lavoratori e lavoratrici stranieri/e in attesa del permesso di soggiorno e senza di cui non sempre è facile accedereaiservizi del Sistena Sanitario Nazionale (SSN). Per questo il 4 febbraio 2021, insieme alle associazioni Caritas Italiana, Centro Astalli, Emergency, Intersos, Médecins du Monde, Medici contro la Tortura, Medici per i Diritti Umani (MEDU), Medici Senza Frontiere (MSF), Sanità di Frontiera e Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM), riunite al Tavolo Immigrazione e Salute (TIS), in una lettera, sono state elencate diverse raccomandazioni al Ministero della Salute per raggiungere tutte le persone appartenenti a categorie socialmente fragili o che vivono in situazioni che possono essere di ostacolo per l’accesso al piano vaccinale. Tra le proposte, il TIS chiede che:

- siano inserite specifiche modalità di inclusione nel Piano Vaccinale Nazionale a favore dei soggetti socialmente fragili, delle persone che vivono in insediamenti informali, dei ‘senza fissa dimora’ compresa la popolazione migrante, dei richiedenti asilo, rifugiati e apolidi a prescindere dal proprio status giuridico e delle persone accolte in strutture collettive emergenziali o particolarmente affollate.

- sia prevista una “flessibilità” amministrativa, così come indicata dall’AIFA [Agenzia Italiana del Farmaco], eventualmente anche mediata da enti locali e/o da organizzazioni dell’associazionismo e del terzo settore, per agevolare la vaccinazione a chi si trova sul territorio nazionale pur non avendo documenti quali tessera sanitaria, documento di identità o codice fiscale prevedendo;

- sia valorizzato il ruolo fondamentale dell’associazionismo, il coinvolgimento delle comunità di immigrati e di mediatori culturali al fine di favorire la comunicazione ed identificare le persone affette da particolari fragilità socio sanitarie da sottoporre subito a vaccinazione anche prevedendo, in alcuni casi, un’offerta vaccinale attiva in specifici luoghi di aggregazione (‘medicina di prossimità’), tenendo conto della necessità di garantire il richiamo vaccinale in una popolazione difficile da rintracciare.

[=> Qui è possibile leggere la lettera inviata al Ministero della Salute]

Infine, come afferma l’ONG Platform for International Cooperation on Undocumented Migrants (PICUM) su Deutcshe Welle (DW), anche se le persone senza documenti hanno accesso al vaccino, non è garantito che tutti gli ostacoli per accedere ai servizi sanitari vengano automaticamente cancellati. Infatti, è importante garantire l’accesso alla sanità per tutti e tutte (in tutti Paesi d’Europa) in via definitiva, a prescindere dalle circostanze emergenziali dovute al Covid o dall’avere o meno il permesso di soggiorno.

[…] every person should feel safe to seek medical care, regardless of their residence status. We want health care services to be clearly detached from immigration control[…]— PICUM

Tentato suicidio a Lesbo

Una 27enne afghana si è data fuoco nella sua tenda nel campo profughi di Kara Tepe, a Lesbo. La donna ha subito gravi ustioni ed è stata portata all’ospedale della città di Mitilene. Le motivazioni risiedono nell’esasperazione causata dalle condizioni inumane e degradanti in cui vivono uomini, donne e bambini migranti nelle isole greche. In questo caso, la donna vive nel campo profughi in questione da 14 mesi con i suoi tre figli piccoli e suo marito. Secondo quanto riportato dal Spiegel, alla donna e alla sua famiglia sarebbe stata concessa la protezione internazionale, grazie a cui sarebbero stati portati in Germania con un aereo.

Secondo l’avvocato di famiglia, la madre voleva suicidarsi perché le era stato detto che non poteva più venire in Germania prima della nascita di suo figlio. Secondo le informazioni di SPIEGEL, la donna afgana ha detto al pubblico ministero che preferirebbe morire piuttosto che portare un altro bambino al campo. Le condizioni igieniche sono pessime, la spazzatura giace ovunque, fa troppo freddo — Der Spiegel (traduzione automatica dell’articolo dal tedesco all’italiano)

Secondo i circoli del ministero, la donna avrebbe invece frainteso quello che le era stato detto, pensando che non le sarebbe stato permesso di lasciare la Grecia, nemmeno dopo la nascita del bambino. Tuttavia le ONG affermano da mesi che il processo di selezione per l’evacuazione dall’isola non è abbastanza trasparente. Inoltre, un supporto psicologico sufficiente non è sempre garantito — infatti non si tratta nemmeno del primo tentato suicidio. A causa dell’assenza del supporto psicologico e di assistenza sanitaria adeguata, vi sono numerosi casi di depressione e autolesionismo, specie tra bambini e adolescenti.

“Moria — the EU’s failed refugee policy” | Documentario di Deutsche Welle , 31 gennaio 2021

L’Ufficio del pubblico ministero del governo greco ha deciso di perseguire la donna per incendio doloso. Tereza Volakaki, legale del Legal Centre Lesvos e della vittima, ha affermato che questo caso mostra che il governo greco è determinato a continuare la sua politica di deterrenza. Inoltre, l’autolesionismo non è punibile ai sensi della legge greca, lo stesso vale per i danni involontari alla proprietà. Tuttavia alla donna non sarà permesso di essere portata in Germania fino a quando non vi sarà una decisione sul caso.

--

--

Oiza Q. Obasuyi

1995 | MA International Relations Unimc| Freelance writer -The vision, Internazionale, Melting pot Europa | Contributor& Jr Researcher CILD - Open Migration