Migration Bulletin #3: Caserta, incendio in una baraccopoli, un decesso. Intercettati più di 1500 migranti riportati in Libia.

Oiza Q. Obasuyi
4 min readFeb 14, 2021

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Detenuto nel centro di detenzione di Ain Zara, Libia, 2018, via Human Rights Watch

Caserta, incendio in una baraccopoli, un decesso

Una persona è morta in un incendio nel Casertano. Molto probabilmente si trattava di un migrante che lavorava come bracciante e che viveva in un riparo di fortuna da lui costruito.

L’incendio sarebbe partito da una fuga di gas, da una bombola che doveva servire ad alimentare un fornello per cucinare, secondo gli accertamenti compiuti da carabinieri e vigili del fuoco sulla baracca andata a fuoco nella notte nelle campagne di Lusciano — Il Giorno

Bisogna tener presente che le condizioni in cui vivono i e le migranti che lavorano come braccianti in Italia, sono inumane e degradanti. Si tratta di persone che, nella maggior parte dei casi, vivono nel limbo dell’irregolarità, per la mancanza di documenti e processi di regolarizzazione adeguati, e dello sfruttamento.

Nel 2019, lo European Union Agency for Fundamental Rights (FRA) aveva già denunciato le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici migranti nel settore agricolo:

[…] Sono pagati solo 5 EUR al giorno; prima di guadagnare un solo centesimo sono costretti a saldare i debiti che hanno nei confronti dei trafficanti; lavorano 92 ore la settimana, sette giorni su sette, senza usufruire di ferie o giornate di riposo; dormono in container, senz’acqua o elettricità; sono sorvegliati da caporali 24 ore al giorno, sette giorni su sette, tramite telecamere a circuito chiuso; sono vittime di pestaggi, aggressioni verbali e minacce di ulteriori atti di violenza; manipolano sostanze chimiche pericolose senza disporre di adeguati indumenti protettivi; sono esposti a violenza sessuale e di genere o costretti a servire da corrieri della droga; sono minacciati di licenziamento ed espulsione quando chiedono di essere pagati — FRA

Molti richiedenti asilo vivono in quelli che sono veri e propri ghetti in condizioni precarie: si pensi a quanti non hanno avuto accesso a cure e controlli in questi mesi di emergenza. Si pensi al caso di Becky Moses, ventiseienne nigeriana che, nel 2018, è morta in un incendio scoppiato nel ghetto dei braccianti di San Ferdinando, o ancora alla morte di Soumaila Sacko, bracciante e attivista ucciso a colpi di fucile mentre cercava delle lamiere per costruire un riparo di fortuna.

*Si consiglia la visione di “Slaves in Italy?” (2019), documentario realizzato dall’agenzia di stampa DW. Il protagonista è Yvan Sagnet, attivista di origine camerunense che si batte per i diritti dei braccianti in Italia.

“Slaves in Italy?” DW

Intercettati più di 1500 migranti riportati in Libia*

Durante questa settimana sono stati intercettati più di 1500 migranti che, tentando di raggiungere l’Europa, sono stati recuperati dalla Guardia Costiera Libica per poi essere riportati nei centri di detenzione. Oscar Camps, responsabile dell’ONG Open Arms, ha affermato che le persone(adulti e bambini) sono state riportate in Libia contro la loro volontà.

ph. Oscar Camps, via Twitter @/campsoscar

1/1 ++ Continuano i respingimenti in acque internazionali ++ Questa mattina abbiamo ascoltato via VHS l’allerta velivolo Frontex per 2 barche in difficoltà. Dopo aver chiesto info e esserci messi a disposizione, la nostra nave ha raggiunto la posizione. 2/2 Una motovedetta libica Fezzan V658 era sul posto, tutte le persone erano state caricate a bordo. Uomini, donne e bambini riportati in #Libia contro la loro volontà, con la connivenza dell’Europa. Siamo in mare per soccorrere vite e per raccontare la verità del Mediterraneo — Oscar Camps

Bisogna tener presente che l’attuale sistema migratorio si basa su accordi bilaterali tra Paesi terzi e Unione Europea che mirano al contenimento dei flussi migratori. Tuttavia è stato provato più volte come tali accordi contribuiscano alla violazione dei diritti umani dei e delle migranti che, in questo caso ad esempio, sono costretti e costrette a subire detenzioni arbitrarie, senza alcuna possibilità di formalizzare la richiesta di asilo (la Libia è infatti sprovvista di un sistema per garantire il diritto di asilo). Nel report No Escape from Hell. EU Policies Contribute to Abuse of migrants in Libya (2019) di Human Rights Watch vengono evidenziate le numerose violenze che i detenuti e le detenute subiscono nelle carceri libiche. Le vittime del centro di Karareem, per esempio, dicono di essere state brutalmente picchiate: tra queste vi è Kemi, una donna nigeriana incinta che è stata percossa con un tubo nel 2018; numerosi sono anche i tentativi di suicidio. Il report prosegue con la descrizione di un gran numero di bambini, tra cui neonati, che vivono in condizioni degradanti e madri a cui manca il sostentamento necessario per poterli nutrire. Vi sono testimonianze di continui abusi e stupri, soprattutto su donne e bambini. Mancano inoltre le cure necessarie data l’inesistenza di un sistema sanitario. Nel 2019, a settembre, un uomo sudanese riportato in Libia è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco; solo due mesi prima, un centro di detenzione a Tripoli era stato colpito da un raid aereo, provocando 53 vittime.

*Si consiglia la visione del documentario “How Europe outsources migrants suffering at sea” del New York Times (2018) sull’esternalizzazione delle frontiere e la cooperazione con la Guardia Costiera libica.

“How Europe outsources migrants suffering at sea” , New York Times, 2018

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Oiza Q. Obasuyi

1995 | MA International Relations Unimc| Freelance writer -The vision, Internazionale, Melting pot Europa | Contributor& Jr Researcher CILD - Open Migration